presenta
Roberto Herlitzka
ovvero il mistero Glenn Gould
di
Thomas Bernhard
riduzione dall’omonimo romanzo di
Ruggero Cappuccio
traduzione
Renata Colorni
con
Marina Sorrenti
Regia
Nadia Baldi
musiche originali
Marco Betta
ambientazioni videografiche
Davide Scognamiglio
progetto luci costumi e scene
Nadia Baldi
assistente alla regia
Davide Paciolla
luci
Giuseppe Falcone
fonica
Valerio Rodelli
foto
Gabriele Gelsi
grafica
Giovanni Natiello
consulenza amministrativa
Isabella Amelio
organizzazione e distribuzione
Lia Zinno
produzione esecutiva
Mariano Grimaldi
collaborazione con
A. P. S. Manovalanza
Arriva per la prima volta sui palcoscenici italiani IL SOCCOMBENTE di Thomas Bernhard. La versione teatrale di uno dei capolavori della letteratura mondiale del Novecento è curato da Ruggero Cappuccio per l’interpretazione di Roberto Herlitzka e Marina Sorrenti, la regia è di Nadia Baldi. Il flusso vulcanico del romanzo di Bernhard esplode in tutta la sua lancinante bellezza, illuminando i temi cari all’autore e all’Arte del Novecento con una lucidità di scrittura assoluta e chirurgica.
Il genio, il suo fatale isolamento, l’amicizia, l’amore, l’inquietudine come farmaco e veleno per sopravvivere alle crudeltà dell’esistenza umana, si sprigionano dalle parole di Bernhard attraverso il racconto di una vicenda esemplare. Due giovani amici, Wertheimer e l’io narrante dietro il quale si cela il desiderio di proiezione dello stesso scrittore, raggiungono Salisburgo per frequentare un corso di perfezionamento pianistico tenuto da Horowitz. Nella città di Mozart, che li adesca e deprime, i due giovani incontrano e si legano ad un ragazzo singolare che si chiama Glenn Gould. Quando Wertheimer e l’Io narrante sentono suonare Gould, vengono travolti dalla piena di un trauma interiore che non concederà loro un solo attimo di pace per il resto della vita.
I due virtuosi del pianoforte comprendono con chiarezza abbagliante che il loro amico canadese è un genio, peggio, una prova indiscutibile dell’esistenza di Dio. Il futuro dell’Io narrante e di Wertheimer è compromesso per sempre. Entrambi abbandonano gli studi pianistici ed entrambi subiscono il ricatto quotidiano della insostituibile bellezza della musica.
Gli assalti della frustrazione, dell’ossessione, di una tagliente dimensione fobica che li magnetizza verso il pianoforte e da esso li allontana, creano un monumento dell’ambivalenza sentimentale che si concretizza come summa perfetta dei modernissimi crocevia psicoanalitici. L’indubitabile amore che Wertheimer e l’Io narrante nutrono per Glenn Gould, l’ammirazione per la suprema profondità con la quale egli ricrea le variazioni Goldberg di Bach, vanno di pari passo con la consapevolezza che il Dio del suono è entrato nella loro vita minacciando di distruggerla.
La regia di Nadia Baldi dà vita ad un set della memoria e del ritorno del represso, facendo dell’Io narrante-Herlitzka il baricentro di un passato attivo che torna a reclamare i suoi diritti. In un luogo adimensionale, l’Io Bernhard sopravvissuto alla fine di Gould e al suicidio di Wertheimer, compie un’impietosa anatomia delle anime, lottando contro le parole, contro il fantasma della mediocrità, contro la morte e la vita, con una passione e un calore scientifici, crudi e tragicomici.
La messinscena, parte dalle ambientazioni videografiche di Davide Scognamiglio, invita il pubblico ad entrare nella più profonda seduta analitica che la letteratura abbia prodotto nell’ultimo secolo. Il successo, il fallimento, le speranze, le disillusioni, l’amore per chi si odia e l’odio per chi si ama, le creature di un passato che non passa, rivivono attraverso il corpo di Bernhard – Herlitzka con stupefacente vivezza, allineandosi al genio di Bach, come la ricerca delle variazioni infinite sull’essere e sul vivere?