1 Febbraio 2022 | CINEMA REGIA, PROGETTI CINEMA

IL SORRISO DI SAN GIOVANNI

IL SORRISO DI SAN GIOVANNI

di Ruggero Cappuccio

regia
Ruggero Cappuccio, Nadia Baldi

con 
Claudio Di Palma, Giovanni Esposito, Alfonso Postiglione, Marina Sorrenti
e con Franca Abategiovanni, Simona Fredella, Enzo Mirone, Francesca Morgante, Rossella Pugliese, Piera Russo


progetto scenografico 
Ruggero Cappuccio

progetto luci 
Nadia Baldi

costumi 
Carlo Poggioli

realizzazione scene 
Paolo Iammarone, Vincenzo Fiorillo

realizzatore video 
Ciro Pellegrino

musiche 
Ivo Parlati

datore luci 
Raffaele Figliolia

assistente costumi 
Gina Ferri

attrezzista 
Aldo Verde

trucco 
Ciro Esposito

foto di scena 
Ivan Nocera

produzione 
Teatro di Napoli – Teatro Nazionale

in collaborazione con 
Teatro Segreto

SINOSSI

The last Rose of Summer, Maria Sofia, ultimo fiore selvatico dei Valguarnera, misteriosamente intatto e appassito, la pelle ibernata nel tepore di una vecchia cipria, posa per Marino di Pietratagliata. Sarà l’ultima tela in cui i resti umani di una vecchia famiglia feudale appariranno completi del loro nulla.

Gli amori, la giovinezza, i sogni e le follie delle cinque donne inamidate nel capriccio e nel rancore, sono stati schiacciati dalle possessive prepotenze di Giacinto e distillati nell’ossessivo cerimoniale di endecasillabi e sonetti che potessero colmare la distanza tra la memoria e il possesso di un paese, un palazzo e una vita che non ci sono più.

Le sorelle inquiete, la casa avita quasi diruta nell’immaginaria Vallemarosa, una vecchia terrazza, un antenato santo e verseggiatore che potrebbe sorridere nel mezzo di una notte di giugno, giocano l’ultima mano tra il desiderio di una rimozione definitiva e la nevrosi del ricordo.

Tra queste fibrillazioni si leva il contrappunto di due stranieri, viaggiatori da Grand Tour che approdano a Vallemarosa provenienti dai nodi culturali della vecchia Europa. Portano nelle voci e nei gesti la malta scrostata di antiche letterature, sciocchi pamphlet, sghignazzi d’appendice, e svelano a Giacinto i segreti di una lingua purissima che suona come i versi degli antichi lirici greci.

La lingua impossibile è servita: l’ultimo Valguarnera fonde i suoi pensieri nei sensi e nei suoni di una grammatica innocente e solitaria che si disegna sulle labbra con la feroce dolcezza di un’amante imprendibile venuta per confessargli il bacio della fine con il veleno di una memoria senza corpo, una memoria che non si può possedere.